Consigli per i pazienti e i familiari

COME STARE ACCANTO AD UN DEPRESSO

Come comportarsi con un familiare depresso? Che cosa fare per un amico, o un’amica, che “è sempre giù”, oltre ogni comprensione? L’istinto è di stimolarlo a reagire, a scuotersi, ad uscire “con le sue forze” da quella cupa apatia o doloroso isolamento. Niente di più sbagliato. La prima cosa che parenti e amici devono comprendere è che la depressione e una malattia che annulla la volontà, una malattia della volontà. Se si farà proprio questo concetto di base, si eviteranno anche frustrazioni e scoraggiamenti o, al contrario, di sentirsi irritati poiché ogni sollecitazione, ogni intervento con una persona depressa sembra cadere nel vuoto: tutto resta - o pesantemente ritorna - come prima. Sarebbe un grave errore colpevolizzare l'interessato per la mancanza di miglioramenti affermando che “non vuol collaborare” “non vuol provare”, “non vuol fare”. Il vostro congiunto o amico soffre già di tali sensi di colpa che quanti gli stanno accanto devono piuttosto cercare di alleviarglieli: non si sforzi né si preoccupi, starà meglio e potrà fare tutto come gli altri (o come una volta) appena la terapia comincerà a fare effetto. Del resto, ad un malato di polmonite o a chi si è rotto una gamba non direste mica: “Sforzati di star bene”, “devi farcela da solo”, “muoviti e vedrai”. Come per una polmonite o una gamba rotta, così per la depressione - e per il suo polo opposto: la mania - la cosa più importante e urgente da fare è aiutare chi ne soffre a trovare la corretta diagnosi e la corretta terapia. In una parola: il medico giusto. Lo specialista del settore è lo psichiatra. Molti nutrono ancora dei pregiudizi su questa figura medica (“il dottore dei matti”) e si può incontrare un rifiuto così motivato: “Andare dallo psichiatra? Ma non sono pazzo io!”. Sarà compito di chi vive accanto al paziente spiegargli che la psichiatria ha fatto enormi passi avanti e che molti e diversissimi dalla pazzia sono i disturbi di cui si occupa. Potrà servire citare il caso di conoscenti o personaggi famosi di cui si sa che sono o sono stati in cura da uno psichiatra. Anche in assenza di questo pregiudizio. In molti casi è in ogni modo difficile convincere il malato a consultare un medico: fa parte del quadro della depressione (e ancora più della mania). Infatti, chi ne soffre spesso non ritiene d’essere malato oppure si oppone a qualunque terapia perché convinto dell’incurabilità del suo caso. O, ancora, respinge l'idea che il suo soffrire possa essere legato a fattori “fisici” e pertanto rifiuta ogni farmaco o altra terapia biologica. Convincere ad andare dal medico è quindi il primo imperativo per chi sta accanto ad un malato di depressione. Occorre molta fermezza su questo punto, anche se l'atteggiamento sarà, e deve essere, di caldo affetto. Comprensione, disponibilità all'ascolto, partecipazione al suo profondo dolore sono l'altro aiuto fondamentale da offrire a chi ha dentro il gelo e la solitudine della depressione. Insieme con parole d’incoraggiamento, di dichiarata certezza che si può uscire dal tunnel. Inutile anche stare a discutere sui singoli punti della visione pessimistica del depresso, sulle sue convinzioni d’indegnità o incapacità. Non si convincerà mai del contrario con argomentazioni qualunque. Si risponda piuttosto: “E’ la malattia che ti fa pensare così, una volta tolti gli “occhiali della depressione” vedrai le cose in altro modo”. Nella fase acuta può essere necessario provvedere o aiutare per bisogni concreti, quali il vestiario, l’igiene personale, il mangiare regolarmente, le commissioni quotidiane. Una volta arrivati alla visita medica con lo specialista, il compito di familiari o amici non termina. Occorre che si stabilisca un’alleanza terapeutica tra medico e familiari. Intanto, parenti e amici non devono sottovalutare qualsiasi affermazione o progetto di suicidio del paziente, ma devono riferire al medico. Perché non è per niente vero quel che comunemente si crede, e cioè che “chi lo dice non lo fa”. Sarà il medico a valutare la gravità o meno del rischio. Dopo l'incontro con lo specialista, occorre controllare che il paziente prenda le medicine regolarmente e nelle dosi prescritte. Tanto più che nei primi giorni, per i possibili effetti collaterali, potrà avere anche l’impressione di stare peggio di prima. In questo primo periodo, e in attesa che si manifestino gli effetti terapeutici dei farmaci (occorrono in genere da due a quattro settimane), è di fondamentale importanza offrire sostegno e incoraggiamento a continuare. La collaborazione di familiari o amici prosegue con l'eventuale ricerca di una diversa cura - o di un diverso specialista - se la terapia si rivelasse veramente inefficace. Occorre ricordare alla persona depressa che è possibile, “normale”, dover cambiare medicina anche più volte fino a trovare quella adatta al suo caso. Va ripetuto senza stancarsi che la risposta ai farmaci è molto individuale, ma che la terapia giusta, quella che tira fuori dal pozzo buio, c'è, esiste e si troverà. L'importante è non mollare. Esser giù di corda, essere a terra, non aver voglia di far niente oppure, al contrario, essere particolarmente “gasati” e su di giri è esperienza normale della vita. Quando diventa anormale e occorre preoccuparsi? Gli psichiatri offrono indicazioni di tempo piuttosto precise: se una depressione dura più di due settimane o se una fase di mania si prolunga oltre la settimana è necessario il trattamento medico. Una volta che il paziente è uscito dalla fase depressiva o maniacale, la famiglia (o gli amici) continua ad avere un ruolo importante. Il disturbo, infatti, è ciclico, possibili dunque le ricadute. E’ importante che chi sta accanto al paziente sappia cogliere i primi sintomi di una nuova crisi. Non è facile perché i segni premonitori possono essere molto lievi. Dall'altro lato non bisogna incorrere nell'errore di una sorveglianza ansiosa e asfissiante che faccia sentire l’interessato un vigilato speciale. Né questa attenzione deve diventare un assillo per tutta la famiglia. Anche i familiari, per calmare il proprio allarme, devono ricordare a se stessi quel che ripetono ai loro insidiati da disturbi dell'umore: con le terapie appropriate dalla depressione (e dalla mania) si esce nell'80-900/0 dei casi.

Non dire mai:

  • Ma cerca di tirarti su, tutti hanno dei problemi. Sforzati, esci; vedi gente e vedrai che starai meglio. Certo che se stai lì a lamentarti… Fai qualcosa d’utile, lavora e vedrai che ti passa tutto.
  • Se li stai davvero male, è meglio che tu lasci questo lavoro (o questa relazione o questa città...)
  • Che cosa vuoi mai che ti faccia una pastiglia. Sì, ti calmerà, si sa come sono i sedativi; ma non pensare che possa risolvere i tuoi problemi.
  • Adesso stai bene, smetti di prendere quelle pastiglie. Guarda che poi ti abitui e non puoi più farne a meno. Non vorrai drogarti …

Dire invece:

  • La depressione è una malattia come le altre. Non puoi pensare di uscirne da solo, senza cure. Con le cure, guarda che migliora l'80-90 per cento dei casi.
  • Senti, finché stai così male, non prendere decisioni. Non licenziarti (non separarti; non vendere la casa...). Può darsi che quando starai meglio tu veda le cose in un altro modo.
  • Cerca d’avere pazienza, continua con la cura. Sai che gli antidepressivi non fanno effetto subito. Ci vogliono 2-3 settimane, a volte quattro.
  • E’ vero, adesso stai meglio, però per sospendere la cura senti il medico. Queste terapie hanno tempi precisi Non vorrei tu avessi una ricaduta.

CONSIGLI UTILI PER L’ASSUNZIONE DI UNA TERAPIA PSICOFARMACOLOGICA

  • Gli psicofarmaci devono essere assunti solo dietro prescrizione del medico curante e dello specialista.
  • Non assumere di propria iniziativa altri farmaci insieme a quelli prescritti.
  • Non preoccuparsi se all’inizio di un trattamento sedativo ci si sente troppo assonnati o deboli. Di solito si tratta di disturbi transitori. Se sono però eccessivi o durano troppo a lungo avvisare il proprio specialista.
  • Se si assume una terapia antidepressiva bisogna ricordare che gli effetti terapeutico non compaiono prima di tre settimane.
  • E’ necessario rendere l’assunzione del farmaco una routine, come lavarsi i denti o pranzare. Questo permetterà di seguire meglio le indicazioni del proprio medico.
  • Tenere i medicinali lontano dalla portata dei bambini. Riporre le medicine in un ambiente fresco e buio, non in bagno o in cucina dove si troverebbero vicino a fonti di calore o di umidità.
  • Non usare medicinali scaduti o che non sono in buono stato. Controllare sempre, quindi, la data di scadenza, soprattutto se si stanno utilizzando farmaci che si aveva già in casa.
  • Seguire con attenzione le indicazioni che il proprio medico fornisce al momento della prescrizione della terapia. In particolare, non interrompere un trattamento e non cambiare il dosaggio che è stato prescritto, se non sotto stretto controllo del medico. Farlo potrebbe peggiorare le condizioni di salute.
  • Riferire al medico qualsiasi disturbo provocato dall’assunzione del farmaco (per esempio eruzioni cutanee, disturbi della visione, insonnia, cambiamenti di umore, ecc.)
  • Utilizzare gli appositi contenitori disponibili nelle farmacie per eliminare le confezioni di farmaci scaduti.

CONSIGLI DIETETICI IN CORSO DI TERAPIA PSICOFARMACOLOGICA

Alimenti da evitare: tutti gli alcolici (inclusi vino, birra e birra analcolica) tutti i dolci (inclusi biscotti, brioche, gallette, fette biscottate, gelati, marmellata), fritti, burro, strutto, lardo e panna, zucchero, bibite di qualsiasi tipo, pelle, cotenna e parti grasse delle carni (pollo, maiale, agnello, etc.).


Alimenti da consumare in minime quantità (1): salumi ed insaccati (da preferire il prosciutto crudo senza grasso) formaggi (non più di 100 g.) fegato ed interiora, pesci grassi (salmone, trota, sgombro, anguilla), uva e banane, frutta secca (castagne, noci, mandorle, datteri etc.).


Alimenti da consumare in quantità moderata (2): pane, pasta, riso, patate, farro, cereali (che si sostituiscono a vicenda) (3) olio e margarina, pesche, uova.


Alimenti permessi (4): legumi (ceci, lenticchie, fagioli, che sostituiscono la carne) tè e caffè (5); latte


Alimenti consigliati (6): tutte le verdure (in particolare le verdure fibrose: finocchio, sedano, spinaci, bietole, insalata, rape, cipolle, peperoni, asparagi, pomodori), pesci, frutta fresca, acqua oligominerale.


(1) non più di una volta alla settimana (2) limitarne l'uso - olio: non più di un cucchiaio raso per condire l'insalata, uova: 2 alla settimana (3) non più di una volta al giorno e possibilmente integrali (4) da consumare in normali quantità (5) non più di due ai giorno; (6) da preferire o di cui aumentare il consumo.